Se c’è una linea odiata fra gli autisti bolognesi, questa è sicuramente la linea 20. Semplicemente perché se fai il 20 non sei mai in orario, devi correre in continuazione e non fai mai capolinea. E dire che come giro sarebbe anche bello.
Si tratta di una linea diametrale, che taglia Bologna da sud-ovest a nord-est, passando dalle primissime pendici dell’appennino bolognese alla bassa bolognese che pian piano si disperde fra nebbie e foschie. Collega il quartiere Pilastro col comune limitrofo di Casalecchio di Reno.

Un Cityclass (vettura 5358) in sosta al capolinea del Pilastro.
FOTO : EDOARDO AMADORI, 1 AGOSTO 2012

Il nostro viaggio comincia al Pilastro. È un popoloso quartiere posto all’estrema periferia nord est di Bologna. Costruito a partire dagli inizi degli anni 60, quando nacque era una vera e propria cattedrale nel deserto: abbastanza isolato dal resto della città, è da sempre considerato il “ghetto” di Bologna, un quartiere dove c’è da avere paura, fra spaccio di droga e criminalità organizzata. Ultimamente il quartiere è stato parecchio riqualificato, e, grazie all’espansione urbanistica della città, si è anche abbastanza conglomerato col resto di Bologna, ma transitare per le vie di questo quartiere mette sempre un senso di disagio e tristezza. Palazzoni alti e grigi, purtroppo il Pilastro fa fatica a staccarsi di dosso la nomea di ghetto cittadino.
Il capolinea, che il 20 condivide con la linea 14C, si trova a pochi metri di distanza dal cippo in memoria dei tre Carabinieri lì uccisi il 4 gennaio 1991 dalla banda della Uno Bianca. Prima di uscire dal Pilastro, si percorre la caratteristica via Salgari, che è la via più settentrionale di questo quartiere; strada tutta in curva, va a comporre un intero semicerchio prima di confluire sulla via San Donato. Segue la forma del caratteristico palazzo costruito lungo tutta la via negli anni 70, soprannominato “Virgolone” proprio a causa della sua forma curva (osservato dall’alto, sembra una grossa virgola).
Percorriamo quindi tutta via San Donato, attraversando il rione di San Donnino e poi il quartiere San Donato (tutti nuclei abitativi sorti sul finire degli anni 50), non prima di avere oltrepassato il cavalcavia sopra la tangenziale e dopo avere sottopassato i binari della cintura ferroviaria.
Dopo il cavalcavia che sovrappassa le linee ferroviarie per Prato ed Ancona, ci troviamo al cospetto di porta San Donato, che ci immette nel lungo viaggio all’interno del centro storico cittadino.
Si attraversa prima la lunga, ampia, bella e alberata via Irnerio, passando in mezzo a parte della zona universitaria bolognese, che va a sfociare nella grande piazza VIII Agosto (la piazza più grande di Bologna), luogo nel quale ogni venerdì e sabato si svolge il grande mercato cittadino (denominato “La Piazzola”, nome con cui i bolognesi, amichevolmente, chiamano anche la suddetta piazza). Ci immettiamo quindi in via Indipendenza, il salotto della città, e una volta terminata l’elegante via, sbuchiamo in via Rizzoli, trovandoci al cospetto delle Due Torri.
A questo punto il 20 arriva fin sotto le torri, lambendole svoltando per la stretta via Castiglione, quindi ancora una stretta curva per immettersi in via Farini e attraversare la bella piazza Minghetti, recentemente riqualificata. Si lambisce Galleria Cavour (sede dei negozi più costosi e firmati della città), dopodiché, per chi guida (ma anche per chi sta giù dal bus) un brivido percorrendo via Collegio di Spagna.
Si tratta di una via relativamente corta (forse poco più di un centinaio di metri), ma molto stretta e tortuosa, che a vederla pare impossibile che da lì possa transitare un bus lungo 12 metri. Le manovre per percorrere suddetta via sono calcolate al millimetro (compresa la manovra di vera e propria “sfiorata” della vetrina del bar all’inizio della via), curva a sinistra, poi subito a destra e di nuovo a sinistra. Purtroppo sovente capita di restare bloccati a causa della sosta selvaggia delle auto che restringono ancora di più il già poco spazio disponibile per percorrere questa via.

Uno dei purtroppo non rari casi in cui un bus resta incastrato in via Collegio di Spagna a causa della sosta selvaggia delle auto. Nello specifico, il SUV visibile in fondo (la terza vettura da sinistra) usciva nettamente dagli spazi consentiti, impedendo al bus di stringere la curva. Allo stesso tempo, nascosta dietro il bus, un’ulteriore auto, in completo divieto di sosta, aveva impedito al mezzo pubblico di poter allargare sufficientemente la curva.
FOTO : EDOARDO AMADORI, 19 NOVEMBRE 2011

Il primo tratto di questa via si snoda ancora all’interno del centro storico. Dopodichè si sottopassa il fornice dell’omonima porta, e si continua il percorso di via Saragozza fuori dal centro storico. Qua, sulla nostra destra, comincia il lungo portico che conduce fino alla sommità del Colle della Guardia, dove si erge il famoso Santuario della Madonna di San Luca, visibile da tutta Bologna. Proseguendo, il portico, che prima restava sulla nostra destra, passa sopra la strada tramite l’Arco del Meloncello, luogo dal quale inizia la salita che porterà i portici fino alla sommità del colle e quindi fino al Santuario.

Il Citaro CNG n. 1623 transita sotto l’Arco del Meloncello. A destra si intravede l’inizio della salita che conduce al Santuario della Madonna di San Luca. Gli striscioni, la gente presente e i vigili urbani sono dovuti al fatto che si è appena conclusa la gara ciclistica “Giro dell’Emilia”, che ha come sede di arrivo proprio San Luca.
FOTO : EDOARDO AMADORI, 13 OTTOBRE 2007

Inizia qualche leggero saliscendi, segno che ci stiamo spostando verso sud ovest e quindi verso le prime alture cittadine. Dopo il Meloncello la strada (che qui cambia nome, diventando via Porrettana), prosegue in leggera discesa, lambendo lo Stadio Dall’Ara e arrivando fino all’incrocio con via Andrea Costa, che fino ad ora viaggiava a noi quasi parallela. In questo punto, fino al 1976, partiva la Funivia di San Luca. Della dismessa funivia restano solamente le due stazioni (quella a monte è in stato di abbandono, quella a valle invece è restaurata e ospita appartamenti, una pizzeria e una rinomata gelateria il cui nome è, proprio, “Funivia”), un imponente pilone in cemento armato che svetta lungo il versante del colle, e la toponomastica, visto che per tutti questo incrocio di strade viene chiamato “La Funivia”. Qua la strada cambia ancora nome (via Treves), e inizia una salitella leggera che ci porterà fino ai confini comunali. Qua finisce il comune di Bologna e inizia il comune di Casalecchio di Reno. Uno dei più importanti comuni limitrofi di Bologna, costituisce un’unica conurbazione col capoluogo (se non si vede il cartello di inizio comune, è difficile capire di essere usciti da Bologna), tanto che buona parte del territorio comunale è compreso all’interno dell’area tariffaria urbana di Bologna. Si attraversa prima il quartiere Croce di Casalecchio, poi, dopo una salita, si attraversa un tratto molto caratteristico (in discesa però) in cui alla nostra sinistra si ha il versante del colle della Guardia, e alla nostra destra si trova un forte dislivello dal quale si domina il fiume Reno e il parallelo canale di Reno, che si dirama dal fiume tramite la storica “Chiusa di Casalecchio”, costruita lungo il fiume poco più a monte.
Dopo aver attraversando quindi il vecchio e alto ponte sul fiume Reno, si entra nel centro di Casalecchio, effettuando l’importante fermata davanti alla biblioteca comunale (la “Casa della Conoscenza”).

L’Iveco 490 n. 5253 si trova fermo al semaforo posto al termine del ponte sul fiume Reno a Casalecchio. Sullo sfondo, i colli bolognesi che fanno da cornice al piccolo ma popoloso comune. Si notino i bifilari della vecchia linea 42, mai smantellati.
FOTO : EDOARDO AMADORI, 10 AGOSTO 2007

Da qui, la linea si divide in tre rami. Il ramo “storico” (linea 20), svolta a sinistra, ed effettuando un anello composto dalle vie Carducci e Marconi (effettuando capolinea in quest’ultima via), ritorna verso Bologna. Nel 2009 è stata istituita la linea 20A, che, proseguendo dritto, va a servire il popoloso e moderno quartiere Meridiana (sede di un grande centro commerciale e di un’importante multisala), e va a fare capolinea davanti alla nuova stazione ferroviaria “Casalecchio Garibaldi”, da dove partono i treni per Porretta e per Vignola. Sempre nel 2009 è stata istituita anche la linea 20B. Tale ramo, esce da Casalecchio da sud, costeggiando la ferrovia Bologna – Porretta. Esce addirittura dall’area tariffaria urbana Bolognese percorrendo una strada isolata e molto alberata. Improvvisamente una brusca salita ci porta ad un cavalcavia (costruito negli anni 90) che contemporaneamente sovrappassa l’autostrada del Sole (proprio accanto al famoso autogrill “Cantagallo”) e la ferrovia di Porretta. Scendendo dal cavalcavia ci troviamo quindi nel quartiere San Biagio, dove la linea 20B effettua capolinea.
Tale percorso (da Casalecchio a San Biagio) viene effettuato normalmente dalla linea 89. La linea 20B, difatti, è attiva solamente nei periodi in cui la linea 89 non viene effettuata, cioè tutto il giorno nei festivi e durante la settimana solo nelle ore serali.

Foto notturna al capolinea di San Biagio per un 20B.
FOTO : EDOARDO AMADORI, 7 GIUGNO 2011

Il percorso di questa linea è quasi lo stesso anche nel senso opposto, anche se ci sono alcune piccole differenze a causa soprattutto dei sensi unici. Il tratto da via Rizzoli a via Collegio di Spagna, difatti, viene percorso solamente in direzione di Casalecchio. Nella direzione opposta, lasciata via Saragozza, viene percorso un brevissimo tratto di via D’Azeglio (circa 100 metri più in su lungo questa via vi è la casa di Lucio Dalla), poi, percorrendo la stretta ma lineare via Barberia, si sbuca in piazza Malpighi. Girando poi in via Ugo Bassi, si ritorna quindi in via Indipendenza.
Anche il percorso al Pilastro è leggermente diverso in direzione del capolinea. In luogo di via Salgari, vengono percorse alcune vie che portano i bus letteralmente a circumnavigare il quartiere, per arrivare quindi davanti al cippo in memoria dei tre Carabinieri, dove, come detto, è posto il capolinea.

Circa un’ora di percorrenza da capolinea a capolinea, la linea è attiva tutti i giorni, dalle 5 all’1.30, e costituisce una delle linee portanti della rete bolognese, con una frequenza di 7/8 minuti durante il giorno, intensificati a 4 minuti nelle ore di punta.

Linea dal percorso molto bello, lungo e vario, ma purtroppo rovinata dai tempi di percorrenza spesso stretti, dalle strade spesso trafficate e, purtroppo, anche dalla clientela che, soprattutto dalla parte di San Donato e Pilastro, si rivela spesso maleducata e a volte anche pericolosa (al Pilastro sono capitati atti di vandalismo o di violenza nei confronti degli autisti; per questo motivo il quartiere fatica a farsi staccare l’appellativo di ghetto).

Alcuni cenni storici di carattere trasportistico : il tratto da Bologna a Casalecchio era fino agli anni 50 servito sia da una delle tante linee tranviare dell’epoca, dopodiché, fino agli inizi degli anni 80, dalla linea filoviaria n. 42. I bifilari di tale linea non sono mai stati smantellati, anzi, in parte sono stati anche rammodernati in previsione di una futura (non si sa però quando) riutilizzazione. È in progetto difatti una futura linea 15 che, sfruttando il bifilare ora dismesso, collegherà Casalecchio a San Lazzaro di Savena (importante comune limitrofo che, anche questo, costituisce praticamente un’unica conurbazione con Bologna), utilizzando anche le infrastrutture che avrebbero dovuto servire al Civis e già installate nel ramo di San Lazzaro.

Dove ora si trova invece la Casa della Conoscenza, un tempo vi era la stazioncina della FCV, Ferrovia Casalecchio – Vignola, che, dopo svariati anni di inattività, è stata completamente rimessa in esercizio nel 2003 (diventando però FBV, Ferrovia Bologna – Vignola, attestandosi di fatto alla stazione di Bologna Centrale).

Curiosità : nonostante si tratti di una linea importante e che sopporta pesanti carichi di passeggeri, sulla linea 20 (se si eccettua un brevissimo periodo a cavallo del 1997) non sono mai stati utilizzati autobus snodati. Questo perché ci sono alcuni punti in cui svolte particolarmente strette non consentirebbero l’utilizzo di bus 18 metri (vedi ad esempio la citata via Collegio di Spagna).

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